Presentazione ansiosa

Mi chiamo Beatrice,ho diciotto anni e una passione sconfinata per i libri. Scontato? Forse sì. Nel mio amore però mi sento unica. Non vedo altro futuro se non con loro,e per questo motivo ho deciso di cimentarmi in un blog di recensioni e pensieri vari. :) Sono all'antica, scrivo ancora tutto a mano.. Questo schermo bianco mi mette un po' di ansia,lo ammetto. Spero di riuscire nel mio intento, e di trasmettere la mia passione a chi mi leggerà. Grazie per l'attenzione,gufetti! :)

giovedì 1 maggio 2014

CENT'ANNI DI SOLITUDINE

Scrivere una recensione su un romanzo tanto importante devo ammettere che non è facile. Sento il peso della grandezza e la paura di non essere all'altezza. A meno di un mese dalla morte di Gabriel Garcìa Marquez ho deciso di leggere il romanzo che lo ha lanciato nella costellazione degli scrittori più famosi del nostro secolo e che gli valse il nobel per la Letteratura nel 1982. La storia si svolge nell'arco di molti anni nel paese di Macondo, dove si narrano le vicissitudini della famiglia Buendìa di generazione in generazione. Fin da subito si possono notare diverse cornici temporali ed una concezione circolare del tempo. La caratteristica principale di tutti i personaggi è la solitudine, come si intuisce dal titolo. Ognuno è chiuso nel proprio mondo, ha le proprie fissazioni e molto spesso non è nemmeno capace di provare affetto per i suoi stessi familiari. Marquez caratterizza il proprio romanzo con il solito realismo magico: un paese dell'america meridionale, sommerso da un'aura irreale, e dove molte vicende possono solo che essere frutto dell'immaginazione dell'autore: come il ragazzo sempre inseguito da farfalle gialle o l'ascesa al cielo di Remedios ''la bella''. In tutto ciò vi è anche un grande richiamo alla storia colombiana: la guerra dei Mille giorni (1899-1901), l'arrivo dei Nord Americani, delle società bananiere e di varie tecnologie come il treno. L'interpretazione degli accadimenti è critica: prima di tutte queste innovazioni Macondo (=Colombia) era un paese felice e fertile. Scritto nel tipico stile di Marquez il libro è semplice, veloce e scorrevole. Il significato profondo dell'opera si comprenderà solo alla fine, e sarà una scoperta costata cent'anni di solitudine. Il rapporto tra realtà e finzione diviene sempre più intrecciato,fino a raggiungere il culmine con la nascita di un bambino con la coda di maiale e alla denuncia dell'incesto, causa della distruzione della stirpe. La lettura è stata piacevole e per nulla difficoltosa, ma il significato profondo,i vari richiami storici e il livelli temporali hanno richiesto una certa riflessione. Per quanto riguarda la trama ho preferito L'amore ai tempi del colera, ma io sono di parte essendo una romanticona! Dopo alcune ricerche su internet ho scoperto che ai suoi tempi Marquez ebbe un successo travolgente ma che fu stroncato da personaggi come Pasolini che lo definì un semplice ''scenografo o costumista''. In effetti il romanzo è molto scenico, ma senza questa caratteristica, secondo me, la trama sarebbe risultata vuota o semplicistica. 
"..le stirpi condannate a cent'anni di solitudine non avevano 
una seconda opportunità sulla terra."

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